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Intervista a Fraffrog

Intervista a Fraffrog
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Brava, simpatica, sempre sorridente e con la fissa per le ranocchie: vi presentiamo Francesca Presentini, meglio conosciuta nel mondo di YouTube come Fraffrog.

Intervista a Fraffrog

Plindo magazine è sinonimo di nuovo, emergente e giovane! E proprio queste tre parole hanno acceso in noi una lampadina: cosa è nel XXI secolo nuovo, emergente e giovane se non il mondo di YouTube? E fu così che nacque l’idea di intervistare giovani ragazzi italiani emergenti da questa piattaforma.

Iniziamo con le basi: chi è Fraffrog?

E che ne so? Io mica la conosco. A parte scherzi: è una domanda che mi mette un po’ in difficoltà, ma se dovessi essere sintetica direi semplicemente che: è una ragazza di ventuno anni, si chiama Francesca, fa molte meno cose di quelle che vorrebbe fare e tra una paranoia – abilmente mascherata – e l’altra, cerca di trasmettere qualcosa pubblicando video. Un po’ parlando, un po’ disegnando, ogni tanto anche suonando… faccio cose. Ah! Sì, parlo in prima persona perché Fraffrog sono io, ma avevo iniziato in terza persona perché faceva più figo.

I primissimi video pubblicati sono stati speed drawing/tutorial. Da cosa hai preso spunto per questa tipologia di video?

Quando avevo circa quindici anni passavo molto tempo a guardare i video esteri, e gli speed drawing mi apparivano affascinanti. Adesso non ci si stupisce più delle piccole magie che può fare il montaggio, ma la prima volta che ne ho visto uno ricordo benissimo di aver pensato “Incredibile, ore ed ore di lavoro riassunte in pochi minuti”. Così ho deciso anche io di tentare, con l’unica differenza che a confronto dei miei riferimenti, io facevo veramente schifo.

Più o meno un anno fa ti sei trasferita dal tuo piccolo paesino toscano, Camucia in provincia di Arezzo, in una grande città come Milano. Quali sono state le differenze positive o negative che hai trovato legate al tuo lavoro?

Inizialmente, poco prima e subito dopo il mio trasferimento, credevo che il beneficio più grande fossero i contatti e le proposte lavorative che ne sarebbero derivate. Ma ho capito che il vero grande risultato di questo trasferimento è stato poter finalmente condividere idee e progetti in un ambiente stimolante, dove ogni mio conoscente è impegnato in un campo creativo diverso e può dare spunti che altrimenti non avrei avuto.

Per fare quello che faccio mi basta un computer e una presa elettrica (più o meno), cose che posso avere ovunque mi trovi, ma dei validi compagni di viaggio sono molto più preziosi di quanto si possa pensare.

“Il fantastico pianeta che sta nel sistema solare. Ma nessuno lo sa perché nessuno l’ha mai visto”. Questo titolo così lungo occupa metà della mia domanda. Come nasce? Un titolo più corto?

Titolo corto? Naaah, ci tenevo che sembrasse una cosa decisamente poco seria!

L’idea è nata un paio d’anni fa, quando stavo ancora in Toscana; ai tempi era solo un embrione che non avrei mai creduto potesse diventare qualcosa di concreto. Dopo aver ricevuto una nomina in un concorso ho deciso di proporlo ad una casa editrice, e Shockdom si è dimostrata interessata. Inutile dire che, data la mia ossessione per i libri, i fumetti e tutto ciò che sia fatto di carta, si è trattato del coronamento di un sogno.

Pur essendo stata pubblicata di recente io la reputo comunque un’opera della “me del passato”, e non vedo l’ora di mostrare cos’altro ha da offrire la “me di adesso”. Sembra una frase da cartone animato ma penso che sia bello essere critici nei confronti di ciò che si è fatto e entusiasti di ciò che si vuol fare.

Con un altro ragazzo di YouTube, Richard Htt, avete recentemente avviato un progetto chiamato LunaII. Com’è nato e perché il nome LunaII?

Molte volte io e Riccardo ci siamo soffermati su quanto ci sarebbe piaciuto riuscire a costruire uno studio d’animazione, sulle tracce della Disney e della Pixar, in Italia. Sappiamo anche che un progetto che si prefissa un fine tanto ambizioso potrebbe non essere preso sul serio, ma siamo entrambi d’accordo sul fatto che puntare più in alto possibile sia il modo giusto per dare del proprio meglio.

LunaII è nato una sera di ottobre, io e Riccardo stavamo guardando cortometraggi animati online, e tutto è stato generato da un semplicissimo scambio di battute: “Quanto sarebbe bello farlo anche noi?” “Allora facciamolo”.

Il nome LunaII, che all’apparenza potrebbe essere un “dato che Luna e basta l’avevano già preso ci abbiamo messo il due”, in realtà racchiude una piccola storia che ci siamo immaginati quella sera. La luna è sempre stato l’emblema dei sogni e delle ambizioni, così abbiamo immaginato un ragazzo intento ad osservarne il riflesso sulla superficie di un lago. Avvicinandosi scopre di non star seguendo il riflesso della luna nel cielo, ma di una seconda luna nascosta in fondo al lago, che solo lui ha scoperto perché è l’unico abbastanza determinato da provare a raggiungerla. Da questo è nato il logo animato, che si vede in fondo ai video dello studio.

Hai collaborato anche con la tv. Altri ragazzi nati sul tubo sono stati criticati da chi li seguiva su YouTube per simili scelte. Ti è mai capitata una situazione del genere?

Io credo che la cosa dipenda molto dal rapporto che si ha con il proprio pubblico e dal contesto. Spesso chi viene da YouTube viene trapiantato in situazioni che poco hanno a che fare con il suo mondo, ed è palese che lo si faccia nella speranza di riportare un po’ di pubblico giovane ai vecchi media come la TV. Ma se si ha la possibilità di portare il proprio lavoro in nuove realtà, senza snaturarlo e senza scendere a compromessi degradanti, perché non farlo? E’ una nuova sfida e un incentivo ad impegnarsi per non deludere le aspettative, oltre che per dimostrare di essere a proprio agio anche al di fuori del proprio spazio. Se si resta sempre confinati in un canale YouTube, a dare in pasto i tuoi prodotti ad un pubblico che è una sorta di famiglia e che per questo non ti giudicherà mai senza tirare in ballo la componente “affettiva” (se così si può chiamare), non si potrà mai davvero crescere.

Io non sono mai stata criticata aspramente per ciò che ho fatto in TV, qualche spunto di riflessione da parte dei miei iscritti l’ho avuto e ne sono stata felice, ma giudizi sterili come “venduta”, se anche ne avessi ricevuti, non credo li avrei minimamente considerati.

Continuando a parlare di “youtuber”: spesso s’incontrano tanti giovani (più o meno talentuosi) che proprio con YouTube cercano di farsi notare. Tu ci sei dentro da molto, tempo come trovi cambiata la piattaforma e chi la frequenta rispetto a quando hai iniziato?

Il pubblico della piattaforma è sicuramente cambiato da cinque anni a questa parte, semplicemente perché quello che prima era una cosa da sfigati con numerosi problemi a socializzare (tra cui io), si è trasformata in una moda, con i suoi pro e contro.

Ci tengo a non generalizzare, cosa che spesso si tende a fare quando si parla di tutti gli appartenenti ad una categoria – che in questo caso sarebbero gli “youtuber”. Semplicemente, mi pare di vedere molto più spesso persone che vogliono aprirsi un canale e quindi devono pensare a cosa farci, piuttosto che persone che vogliono fare le cose e quindi si aprono un canale. E’ una controtendenza rispetto a qualche anno fa, ma spero che sia un incentivo per quelle persone che hanno davvero dei talenti, degli obiettivi e delle cose da dire per mettersi in gioco e ricevere i giusti riconoscimenti. Anche perché sono quelle le persone che otterranno qualcosa di concreto dal proprio impegno, mentre tutti gli altri, le copie delle copie delle copie, verranno semplicemente dimenticate. Babam! Frase ad effetto, prendi e porta a casa!

Plindo nasce come promotore di musica emergente. La mia domanda è quindi quasi obbligatoria e scontata: hai un genere o un cantante preferito? Quando lavori ai tuoi progetti cosa ascolti?

Io non ho un genere preferito, ne ascolto molti a seconda dell’umore e del momento della giornata. Per esempio, se mi trovo a lavorare a notte fonda, metal e canzoni Disney (sì, c’è una profonda correlazione tra di loro, servono entrambi a tenermi sveglia). Se sono rilassata o devo pensare, musica classica. Se sto disegnando e ho la mente sgombra vanno benissimo anche le tamarrate tecno e la musica pop.

Però – questa devo dirla – se c’è una cosa che ho recentemente scoperto e ho amato alla follia è “Shia Labeouf” – Rob Cantor. È epica, tutti devono sentirla. Tutti.

A cura di Giada Divulsi

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