Pubblicato il Lascia un commento

La presunzione del musicista in studio

Situazioni in cui la presunzione del musicista trionfa
Condividi con i tuoi amici:

Vogliamo iniziare questo articolo premettendo che non abbiamo mai obbligato nessuno a registrare la propria musica con noi. Chi lo fa probabilmente valuta il rapporto qualità/prezzo dei nostri servizi positivamente.

Il musicista presuntuoso, sebbene nella vita faccia il macellaio di professione (o qualsiasi altro mestiere lontano dal mondo del sound engineering), entra in studio proprio come se fosse un esperto turnista: collega i duecento pedalini con cavi home-made (che vanno benissimo, a patto che si sappiano costruire e che si utilizzino materiali e componenti almeno decenti), prende la chitarra in mano ed è pronto per registrare. Via si parte.

Situazioni in cui la presunzione del musicista trionfa

A questo punto il fonico è, suo malgrado, subito costretto a fermare l’entusiasmo galoppante del musicista e cerca, in primis, di spiegare quelle che sono le sue idee e tecniche di registrazione al fine di ottenere il miglior sound. Il musicista, già un po’ risentito, accetta. Naturalmente questo sarà conseguente motivo di discussione in fase di mixaggio.

Dopo qualche prova, finalmente si inizia a registrare. Spesso questa fase è preceduta da una lezione di teoria musicale applicata allo strumento (si evidenzia subito una scarsa attitudine a tenere il tempo o a suonare bene le note, nonostante il riscaldamento fatto a suon di virtuosismi incontrollati a 220 bpm) e da un corso inteso di liuteria base (l’ottavatura non è un optional e le corde che “sferragliano” pesantemente sui tasti non enfatizzano affatto il sound, al contrario di quanto il musicista presuntuoso crede, con quell’effetto “frizzantino”).

I musicisti più presuntuosi tuttavia non demordono e dopo estenuanti giorni di registrazione composti da 2000 take a strumento per canzone (si perché è raro che qualcuno di loro sappia eseguire perfettamente più di 4 battute consecutive della propria canzone) si arriva finalmente al mixaggio (non parliamo dei batteristi e/o cantanti altrimenti questo articolo diventerebbe una bibbia).

Situazioni in cui la presunzione del musicista trionfa

Il mixaggio. Che bello. È fantastico ritrovarsi a discutere su determinati concetti con qualcuno che non ha la più pallida idea di ciò di cui sta parlando. Tu che hai speso decine di migliaia di euro per tirare su uno studio di registrazione con strumentazione di alta qualità, che hai studiato bene un determinato argomento, che hai fatto decine e decine di prove “per non fare brutte figure davanti al cliente” e che hai un po’ di esperienza nel settore, sei quasi sempre pesantemente criticato dal musicista presuntuoso che ascoltando il mixaggio con le cuffie dell’iPhone ti dice: “Così no va bene, vorrei sentire i bassi come al concerto dei Metallica dell’estate scorsa. È tutto da rifare. È sicuramente colpa del modo in cui hai registrato le chitarre”.

Per non parlare di quelli che si intromettono dicendo, quando ormai hanno maleducatamente già le mani sul mixer “scusa, posso fare io?”.

Dopo mille regolazioni e compromessi svilenti con tutti i musicisti che hanno preso parte alle registrazioni di quel brano (ognuno dei quali, generalmente, non riesce mai a sentire lo strumento che ha suonato), e tanti giorni extra spesi in studio (che secondo il musicista presuntuoso non dovranno essere pagati perché non ho saputo registrare le chitarre a regola d’arte come lui aveva sapientemente suggerito) si arriva finalmente al mastering e cioè quella fase che ottimizza e finalizza il mixaggio. In molti, come noi, preferiscono appoggiarsi a strutture affiliate per eseguire questo tipo di lavoro anche per ascoltare un’opinione esterna sul proprio lavoro da una persona esperta (sicuramente più del musicista presuntuoso).

Per qualche strana ragione, spesso il mastering magicamente (e per fortuna) sistema tutto. Il musicista è contento e conclude così l’esperienza in studio perché finalmente il suo cd “suona alto di volume” come la super mega produzione dell’ultimo secondo della propria band preferita.  Naturalmente pretende lo sconto perché il suono della chitarra, tuttavia, poteva essere migliore…

Bene. Il lavoro è concluso. Sbagliato.

Il musicista presuntuoso torna in studio ed è costretto a rivedere negativamente il proprio livello di soddisfazione sulla produzione in studio poiché i pareri di genitori, nonne, zie, cugini, fonici amici (che lavorano all’INPS) e altri musicisti presuntuosi hanno fortemente criticato tutte le fasi di registrazione, editing, mixaggio e mastering.

Questo di fatto, dà luogo all’ultima fase del lavoro che mira a trovare un bilanciamento tra tante (e troppe) opinioni e gusti: di fatto si concretizza solo con un’insoddisfazione generale di tutti coloro che hanno preso parte a quel progetto.

È chiaro che determinate scelte del fonico potevano essere diverse e magari avrebbero addirittura portato a risultati migliori (forse), tuttavia il musicista presuntuoso dovrebbe capire e comprendere che prima di entrare in studio è fondamentale:

  • essere educati;
  • saper suonare e/o cantare. E anche parecchio bene;
  • avere un’idea di quello che si vuole fare. Meglio se l’idea è precisa;
  • scegliere strumenti idonei. Non chiedete che un timpano da 20 pollici suoni come un tom da 10.
  • arrivare preparati al 150% in studio perché la figuraccia è sempre in agguato.
  • disporre di tanto tempo per produrre bene anche un solo brano (lasciate perdere i vari:”Io in tre ore ti registro tutti gli strumenti”)
  • rispettare chi lavora con e per voi. Se già conoscete il mestiere, affittate uno studio senza il fonico dato che ognuno di voi, oltre che indiscusso esecutore, è anche un sound engineer. Stessa cosa se avete così tanti amici esperti.
  • evitare di imporre il vostro modo di lavorare totalmente amatoriale al fonico di turno. Chiedete prima come lavora e se non vi piace sceglietene un altro (ce ne sono così tanti!!)
  • togliersi dalla mente che per fare il fonico basta avere gli orecchi.
  • avere un bel po’ di budget a disposizione, perchè gli studi sono cari.
  • conoscere la differenza tra fonico e produttore.

Se pensate di comprendere in blocco tutti questi punti allora il fonico sarà sicuramente disposto ad ascoltarvi e a valutare nuove azioni da intraprendere al fine di rendere “tutti più felici”.

Condividi con i tuoi amici: