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Quanto c’è di analogico puro nei vinili in vendita oggi?

Quanto c'è di analogico puro nei vinili in vendita oggi
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Con un vinile, c’è da prendersi del tempo per ascoltare. Va estratto dalla custodia, poggiato sul giradischi e va posizionato l’ago. Il tutto è molto rilassante e quasi… rituale! 

Quanto c'è di analogico puro nei vinili in vendita oggi

Chiunque non sia rimasto sotterrato da una pioggia lapidante di sassi, non sia stato chiuso in un sepolcro per qualche lustro e, più in generale, non viva una qualunque forma di segregazione voluta o imposta, dovrebbe aver notato che da ormai diversi anni il vinile sta tornando sempre più alla ribalta, prima come piccolo fenomeno di nicchia per poi avviarsi in una spirale ascendente che vede il giro d’affari aumentare di anno in anno, in Italia come nel resto del mondo.

Sembra buffo ricordare oggi il modo in cui il cd aveva annientato di punto in bianco il vinile sulla base di caratteristiche all’epoca schiaccianti: compatto, leggero, non si rovina facilmente, non devi girare lato a metà ascolto. Eppure tutti questi pregi vennero a loro volta schiacciati dall’avvento di internet che, divenendo uno sterminato recipiente universale costantemente a disposizione di chiunque, rivelò quale fosse in ultima analisi la vera natura del cd: un contenitore di file digitali.

Se da un lato quindi certamente sorprende il ritorno di un supporto analogico come il vinile, dall’altro è evidente che in realtà una certa logica c’è: a molti consumatori l’acquisto di un cd ormai pare quasi come l’acquisto di una chiavetta usb che contiene le canzoni in formato non compresso. E questo perché è esattamente così, al di là di quanto il packaging possa venir arricchito e articolato. In estrema sintesi, il vinile sta tornando a colmare il vuoto di un supporto fisico che abbia davvero una ragione di esistere esattamente nel momento in cui il cd sta rapidamente perdendo tale ragione.

Le alternative non mancavano, basti pensare alle cassette, ai nastri stereo 8 e, senza andare così indietro, ai minidisc. Ma in fondo non è necessario essere grandi esperti e nemmeno semplici appassionati per rendersi conto che nessuno di questo formati potesse avere speranze in un confronto con il vinile.

Il suo indiscutibile fascino è facilmente riscontrabile in una serie di peculiarità, prime fra tutte la natura analogica del supporto e le dimensioni che spesso rendono le copertine delle vere e proprie opere d’arte. Non va inoltre dimenticato che, se per gli album usciti negli ultimi anni il vinile ha una qualità audio sostanzialmente pari a quella dei master digitali, per gli album più datati non esiste una versione di qualità migliore. Certo, sempre che l’abbiate conservato con cura!

Per darvi un’idea ancora più chiara delle possibilità con cui si può arricchire un vinile, per renderlo qualcosa che vi dia davvero la sensazione di possedere un pezzo di storia della musica e di tenerlo stretto fra le mani, vi elencherò alcune delle chicche che Jack White ha inserito in Lazaretto, il suo ultimo album uscito proprio quest’anno e che risulta fra l’altro essere uno dei vinili più venduti del 2014: due tracce nascoste sotto l’etichetta del vinile, una a 78 giri e una a 45; traccia d’apertura del lato B “sdoppiata” (a seconda di dove si posa la puntina, la canzone avrà un’intro acustica o elettrica); ologramma nascosto sul lato A; lato B opacizzato (stile vecchi 78 giri); nel lato A la puntina va posata al centro e non sul bordo.

E con tutto questo ben di Dio io vi chiedo: state ancora a gingillarvi con i formati digitali?

A cura di Gesu Cristo

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