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Registrare musica è davvero alla portata di tutti?

Registrare musica è davvero alla portata di tutti?
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La nuova frontiera del “registrare musica” da soli.

Registrare musica è davvero alla portata di tutti?

Si sa, le nuove tecnologie hanno fatto strage: tantissimi studi diventati famosi per registrare musica sono stati travolti e sconfitti dallo “sgangheratissimo” home-recording o da sale prove adattate a studi di registrazione.

I costi per l’acquisto di strumentazione professionale sono decisamente crollati. Chiunque è oggi in grado di acquistare con un modestissimo investimento, microfoni e cavi, schede audio e plug-in al fine di autoprodursi il proprio disco.

Questo sembrerebbe essere un incredibile vantaggio soprattutto per gli studi di registrazione che possono adesso fare investimenti decisamente più contenuti rispetto ad un tempo. La minore spesa nell’acquisto di strumentazione professionale, dovrebbe quindi portare gli stessi, a riduzioni drastiche delle loro tariffe anzichè alla chiusura definitiva dell’attività.

Ma qui entra in gioco il “lo posso fare da solo” senza considerare che competenza ed esperienza non sono degli optional in nessun lavoro. Il musicista più intraprendente, acquista una scheda audio e due microfoni, iniziando così a produrre il proprio disco supportato dalle migliaia di nozioni trovate in rete, da “preset” di improbabili plug-in di cui non ne conosce minimamente il funzionamento e da una miriade di programmi scaricati illegalmente da internet.

Compressori, gate, effetti, tecniche di registrazione, editing, mastering… questi sconosciuti. Già, registrare musica significa avere nozioni precise e una preparazione adeguata, nonchè tanta esperienza nel settore. Possiamo paragonare il piccolo ingegnere del suono nel suo home recording come all’uomo sulla cinquantina che recandosi al primo negozio di bricolage, si immedesima nella figura del muratore acquistando un secchio, la cazzuola e un po’ di cemento.

Più volte invece il fonico professionista si vede “sorpassare” da pseudo smanettoni che “spippolano” a caso sui propri computer fino ad ottenere il loro disco autoprodotto: non importa se alla prima riproduzione su un impianto con un sub-woofer, per esempio, si renderanno conto che la cassa della batteria suona in stile esplosione atomica, che le “p” del cantante tuonano come una bomba granata e che l’hum del basso crea una “nota marrone” continua che sfida l’intestino dell’ascoltatore.

Inoltre, l’ignoranza galoppante del settore, ha drasticamente abbassato il livello qualitativo delle produzioni poichè la tendenza è quella di credere che l’home recording sia lo standard e il lavoro vero in studio di registrazione un’attività da VIP.

Registrare musica è ormai alla portata di tutti. Siamo d’accordo. Tuttavia, farlo in modo consapevole è la strada da prendere. Farlo in modo metodico e ordinato è da professionisti.

Si può costruire un mobile da soli. Probabilmente però, un bravo falegname lo farà molto meglio di voi.

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