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Registrare la batteria con 3 microfoni

Registrare la batteria con 3 microfoni
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In questo tutorial scopriamo come registrare la batteria con 3 microfoni per ottenere il suono che più si adatta al tuo genere musicale.

Registrare la batteria con 3 microfoni

Con soli tre microfoni possiamo fare delle buone registrazioni della batteria, spendendo magari del tempo nelle regolazioni. Si utilizza un microfono solo per la cassa e i due panoramici (uno a destra e uno a sinistra per avere l’effetto stereo), oppure possiamo utilizzare un microfono solo per la cassa, uno solo per il rullante ed uno panoramico sopra la batteria.

Quasi sempre i risultati migliori dal punto di vista della credibilità del suono si ottengono con setup minimali, con pochi microfoni ben posizionati. Questo è particolarmente vero nel caso della registrazione della batteria, dove le tecniche di microfonazione multipla e ravvicinata possono creare effetti poco realistici anche se a volte è proprio ciò che si sta cercando.

Ottenere ottimi e credibili risultati in breve tempo usando solamente 3 microfoni è tuttavia possibile. L’inventore di questa tecnica di registrazione è Glyn Jones, un fonico che negli anni ‘60 ha lavorato ’solamente’ con i Beatles, gli Who ed i Rolling Stones, tanto per citare i suoi crediti più famosi.

La premessa obbligatoria a questo punto è che per utilizzarla ci vuole assolutamente un buon batterista ed una sala ripresa che suoni quantomeno in maniera decente, questo almeno per un paio di motivi. Prima di tutto perchè il controllo delle dinamiche e del bilanciamento dei vari tamburi e piatti viene demandato totalmente al musicista, visto che non ci sono microfoni in grado di poterlo alterare significativamente egli è responsabile in tutto e per tutto di come il suo kit suona. Secondariamente perchè la riverberazione della sala di registrazione diventa parte integrante del suono, un impronta che sarà impossibile eliminare dopo la registrazione.

La tecnica prevede un posizionamento particolare di due microfoni con pattern a cardiode, il primo circa un metro, un metro e mezzo sopra al timpano, il secondo una trentina di centimetri sopra i toms. Questi due microfoni devono essere il più simili possibile.

La parte più complicata, e qui bisogna essere precisi al centimetro, è quella di fare in modo che entrambi i microfoni siano equidistanti dal centro del rullante e contemporaneamente dal punto dove il battente del pedale della grancassa colpisce la pelle. Questa operazione si può comunque facilmente eseguire utilizzando uno di quei metri da sarta oppure in mancanza d’altro con un cavo microfonico, l’importante è che la misurazione sia precisa.

Se la distanza non è uguale infatti si presenteranno di sicuro problemi di sfasatura tra i microfoni per quello che riguarda il suono della cassa e del rullante. Quello che invece vogliamo ottenere e che, una volta pannati i due microfoni uno tutto a destra ed uno tutto a sinistra, l’effetto sia di avere sia la cassa ed il rullante ancorati al centro esatto del panorama stereofonico. Questa tecnica è conosciuta come tecnica a capsule coincidenti, ed è la migliore tecnica di microfonazione stereo per avere una perfetta messa in fase di quello che registriamo, e di conseguenza una perfetta monocompatibilità.

Il terzo microfono deve essere posizionato sulla grancassa, per garantire una copertura adeguata delle frequenze basse.

Tutto qui. In pratica si tratta di acquisire un po’ di destrezza nel posizionare due microfoni equidistanti dalla cassa e dal rullante, e di sperimentare il loro posizionamento in modo che tutte le parti della batteria siano ben riprese.

Il suono garantito da questo approccio è sempre molto apprezzato batteristi perchè riconoscono nella registrazione ciò che stanno suonando.

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