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Gianluca Amore scioglie il ghiaccio con “Disordine”

Gianluca Amore scioglie il ghiaccio con "Disordine"
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“Disordine” è il debut album di Gianluca Amore, un concept di 10 suggestive tracce che scompiglia l’anima per condurla al suo naturale equilibrio.

Gianluca Amore scioglie il ghiaccio con "Disordine"

Gianluca Amore, con l’eleganza e la classe che contraddistinguono e permeano ogni sua release, riconosciuto dalla critica come una delle vocalità maschili più emozionanti, intense ed incantevoli del cantautorato di matrice Pop-R’n’B dell’ultimo decennio, torna ad accarezzare ed avvolgere di incanto e pathos orecchie, menti e cuori con “Disordine” (PaKo Music Records/Visory Records/Believe Digital), il suo primo album.

Stati emotivi differenti, a tratti opposti e contrastanti, trovano espressione, scudo e riparo nella voce calda e nell’esecuzione impeccabile di un artista che canta con l’anima perché è in essa stessa che trae la genesi di tutto il suo percorso tra le note e perché, questo, è il solo modo che conosce per fare musica.

Non solo stati d’animo, esperienze e lingue con registri differenti; in “Disordine” sono anche le sonorità su cui si posano emozioni e riflessioni a variare di continuo: dalle atmosfere anni Ottanta del brano apripista “I wanna sing forever”, una dichiarazione d’amore dal ritmo incalzante nei confronti della musica, si passa istantaneamente, in un naturale fluire di battiti e di coscienza.

Il suggestivo R&B di “Senza Ragione”, urlo sospeso tra la silente ma più fragorosa che mai implosione di un sedicenne imprigionato nelle sofferenze dell’adolescenza e la liberazione da essa mediante la sua catarsi in musica, arrivando al pop tipico degli anni Novanta di “Masochist”, primo singolo estratto dall’album, che cullato da una ritmica incessante e travolgente, descrive con ironia la fine di una storia.

Vi è poi la pop-rock ballad “Cold and Red”, una delle release più apprezzate del cantautore veneto, un dipinto scaturito dagli acquarelli della passione, dove l’eros incontra la dimensione onirica in un abbraccio che toglie il fiato per riaccenderlo, e l’ipnotico elettro-acustico di “Uno due tre”, brano capace di fondere egregiamente l’elettronica ad un pianoforte un po’ scordato, un basso e una ritmica dal sapore neo-soul, il tutto, per raccontare una serata diversa dal solito, in bilico tra spregiudicatezza e novità.

Unica cover del disco, è la meravigliosa “Nothing Compares To You/Purple Rain”, un mash up che rende omaggio al grande Prince, accompagnata dal videoclip ufficiale ed attualmente in rotazione radiofonica, ove ritroviamo tutto il mondo di Gianluca: vocalità Soul, arrangiamenti che intrecciano parte sintetica a parte acustica, cori ed un testo che urla un’assenza struggente, insopportabile, ma profondamente poetica.

“Riamarmi in un secondo”, in duetto con Milo Nanni, dà la possibilità a due incantevoli voci maschili dai colori Black di unirsi per fluire in una ballad malinconica, che ha come tema cardine il capolinea di una relazione e la conseguente relativa rassegnazione, ma anche – e soprattutto – la speranza poter e saper ricominciare.

In “Disordine” c’è spazio anche per il Gospel, che si manifesta più vivido che mai in “Free me”, una preghiera laica che domanda redenzione, in cui il testo si articola su un sound prorompente, quasi colossale, donando a chi l’ascolta una dimensione intimamente magica, resa possibile anche grazie alle voci del coro Name ed all’abilità dell’orchestra OGAF dell’Accademia Filarmonica Veneta (il brano è stato orchestrato dal Maestro Simone Tonin, direttore della Gaga Symphony Orchestra e collaboratore di artisti nazionali e internazionali).

Penultima traccia è “You (don’t) know”, un uptempo fortemente pop in cui Gianluca Amore affronta le malelingue, biasimando chi giudica, chi crede di essere onnisciente, ma, in realtà, sa usare il dono della parola solo per distruggere, senza costruire mai. L’album si chiude con la title track “Disordine”, un piano-voce-archi, che sintetizza, enfatizzando, l’intero concept.

Un regalo di Natale che Gianluca fa a se stesso e che ognuno di noi, attraverso la sua splendida voce, dovrebbe farsi: un tuffo nel tumulto animico che ci attraversa per poterlo accettare, accarezzare e poi renderlo, mediante quell’incomprensibile e irrazionale ragione che lo caratterizza, il più equilibrato modo di poter cogliere e affrontare la vita, perché, come scrisse il padre della psicologia analitica, Carl Gustav Jung, “in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto” ed è solo sapendo sostare e valicare il “Disordine” che ci avviciniamo sempre più alla nostra personale armonia.

A cura di Elisa Aura Serrani

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