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Registrare il basso elettrico in studio

Registrare il basso elettrico in studio
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Il basso elettrico gioca un ruolo molto importante in un arrangiamento pop in quanto contribuisce insieme alla batteria alla costruzione della parte ritmica del pezzo.

Registrare il basso elettrico in studio

Secondo uno studio della Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato stabilito che il musicista più importante all’interno di una band è sicuramente il bassista: per il cervello umano infatti è più facile raccordarsi e capire un suono quando è eseguito in un tono più basso e che le persone sono più propense a ballare quei brani dove i suoni bassi sono prominenti.

Il suono del basso diviene un elemento chiave, contemporaneamente ritmico e melodico, capace di coinvolgere l’ascoltatore a dispetto dell’irruenza degli altri strumenti. In pratica se apprendiamo il ritmo di una canzone e ci facciamo coinvolgere seguendo la sua velocità battendo il piede o ballando, il merito va più al basso che a strumenti come la batteria o la chitarra ritmica.

Se per anni il bassista è stato considerato una figura poco centrale e non così importante nell’economia sonora di una band, ora è si può dire con certezza che, senza di lui, il pubblico non sarebbe in grado di ballare.

Come registrare il basso elettrico quindi?

Prima di cominciare è ovviamente importante registrare con uno strumento intonato e accordato con cura. Si potrebbe discutere circa la necessità o meno di corde nuove: logica vorrebbe che si utilizzassero corde nuove (usate qualche giorno) a garanzia di una risposta e un timbro migliori, ma non deve necessariamente essere considerata una regola assoluta. C’è chi cambia le corde prima di ogni sessione di registrazione e chi le cambia prima di registrare ogni brano. La verità è che tutto dipende dal suono che si vuole ottenere.

Le corde nuove hanno più sustain e più brillantezza, ma se registriamo un brano in stile Motown, forse cambiarle non è la soluzione migliore. Nella maggior parte dei casi, però, le corde vecchie creano problemi al fonico, dato che le armoniche del suono che esse producono sono molto basse in livello.

Se il basso deve essere registrato utilizzando una D.I. di qualità, registrare contemporaneamente l’amplificatore con un microfono può aggiungere dimensione al suono e completare le basse frequenze. Questo è un tipico setup moderno.

Per registrare il suono proveniente dall’amplificatore in genere si utilizza un microfono dinamico posizionato a una distanza fra i 5 e i 20 centimetri dall’amplificatore; si può partire da un classico posizionamento centrale (rispetto al cono), provando poi eventualmente posizioni leggermente decentrate alla ricerca del suono desiderato.

L’equalizzazione del basso (intesa in fase di missaggio, o comunque dopo la ripresa) va affrontata con una certa cautela e avendo ben in mente quel che si vuole ottenere; va evitato il rischio di snaturare il timbro o, peggio, il ruolo stesso dello strumento.

Un compressore che lavora bene può aiutare molto nel rendere la traccia di basso più decisa, netta e solida; in generale, una volta stabilita la soglia, potremo partire da:

  • un rapporto di compressione medio come 3:1, spostandoci progressivamente anche verso valori decisamente più estremi, se necessario.
  • un attacco piuttosto veloce (partendo da circa 5-10 ms);
  • un rilascio abbastanza lento (da circa 250 ms fino a poco meno di un secondo);

Come sempre, non esistono regole assolute, e questi valori vanno considerati principalmente come base di partenza.

Infine, la cosa a cui prestare attenzione durante il missaggio è la fase dei segnali, perchè potrebbero non essere allineate e creare degli spiacevoli effetti di indebolimento o di rafforzamento di alcune delle frequenze basse.

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