Esattamente 202 anni fa veniva scoperta la Venere di Milo, ancora oggi icona di mistero e fascino.
L’8 aprile di 202 anni fa, sull’isola greca di Milos, un contadino ritrova la Venere di Milo, conosciuta anche come Afrodite di Milo.
Yorgos Kentrotas, mentre lavorava la terra, scoprì infatti la meravigliosa statua di marmo bianco destinata a diventare una delle opere d’arte greca più famose al mondo.
L’opera greca, alta 2 metri e già priva di braccia al momento della scoperta, attribuita ad Alessandro di Antiochia, sembrerebbe risalire al 130 a.C.
Lasciò dunque l’isola a bordo di una nave francese e per molto tempo la contesero greci e francesi. Fu il marchese De Rivière, ambasciatore francese presso gli ottomani, che riuscì ad ottenere la statua, per poi donarla al re Luigi XVIII. Nel 1821 venne portata al Museo del Louvre di Parigi, dove si trova tutt’ora, considerata insieme alla Gioconda, una delle sue opere di punta.
Una musa ispiratrice
La Venere di Milo, che incarna l’ideale classico di bellezza, ha ispirato tantissimi artisti di diverse epoche. Ad esempio, la figura femminile ritratta dal pittore Eugène Delacroix nel suo celebre dipinto “La Libertà che guida il popolo”.
Con la sua eleganza e sensualità, continua ad influenzare anche gli artisti contemporanei e citata anche nel mondo del cinema.
Nel film The Dreamers, il regista Bernardo Bertolucci ha inserito una scena con Eva Green che contiene un chiaro omaggio alla statua: Isabelle, una dei protagonisti della pellicola, si copre con dei lunghi guanti neri che si confondono con la penombra e che la fanno sembrare senza braccia.
Un’opera avvolta nel mistero
L’alone di mistero che ruota attorno questa magnifica scultura la rende da sempre molto affascinante. L’assenza delle braccia o di altri dettagli rende infatti impossibile stabilire la scena scolpita.
Il ritrovamento di una mano che reggeva (forse) una mela, proprio accanto la statua, potrebbe far pensare che si tratti dell’episodio del giudizio di Paride, l’eroe troiano che diede la mela d’oro ad Afrodite, eleggendola come la più bella delle dee. Il frutto poteva essere anche un richiamo all’isola, dal momento che l’antico nome “Melos” era simile a “mêlon” (mela). Anche la seminudità e la somiglianza ad altre statue rendono plausibile il fatto che si tratti di Venere.
Nonostante la sua veneranda età, la Venere di Milo continua ad ammaliare i visitatori e ad ispirare il mondo.